Reduci dal ponte del Primo Maggio, volevo parlare di temi bucolici ma, il mio rinomato pollice poco green, non mi rende all’altezza del ruolo. Per rimanere in tema di “mangiate alternative”, ho pensato di raccontarvi un fenomeno in piena evoluzione: la rinascita dei mercati rionali/cittadini. Dimenticate i vecchi banchi di venditori ambulanti, con una nuova veste di design, al mercato, non solo si acquista, ma si mangia , si beve e si riempiono gli occhi di vita, colori e divertimento. La prima a segnare il cambiamento da mercato rionale a metropolitano è stata la Spagna. Icona d’eccellenza il San Miguel di Madrid, con un ‘apertura dalle nove a mezzanotte e che richiama non solo gli abitanti del quartiere ma un pubblico eterogeneo dove trovano posto turisti curiosi e affamati. Il concept è semplice e riuscito, un’architettura in ferro di inizio novecento, accoglie più di 30 banchi dal medesimo stile, ognuno con la sua tipicità. I prodotti freschi come pesce e carne non sono solo venduti ma cucinati e mangiati sul posto. Il cuore dell’immobile ha lasciato spazio ad ampie tavolate alte per la consumazione delle diverse offerte culinarie: Tapas e Polpo, infinite varietà di olive e dolci, il tutto bagnato da birra, vini o addirittura Spritz. Un tempio rumoroso e affollato nel quale non si può non essere attratti.
Numerosi questi esempi nella penisola iberica. Tra questi, i più famosi sono senza dubbio il Santa Caterina di Barcellona, il Mercado de Ribeira di Lisbona e quello di Colón a Valencia. Quest’ultimo in particolare ha lasciato la sua anima commerciale intatta: sono spettacolari i colori dei banchi, dal pesce alla frutta, distese quasi infinite che aprono mente e stomaco. Tra un’esposizione e l’altra trovano posto bar e bistró gourmet, che si sono avvalsi di riconoscimenti da guide rinomate del settore enogastronomico, grazie alla cucina di Ricard Camarena.
Negli ultimi anni anche l’Italia si sta avvicinando al fenomeno. Primo fra tutti, sono passati già 4 anni, il Mercato Centrale di Firenze. Qui si sono aggiunti, accanto alle botteghe storiche, un numero consistente di piccoli locali che offrono i tipici panini al lampredotto, piatti al tartufo e fritti ai fegatelli. Lo stesso sforzo è avvenuto al Mercato di Testaccio a Roma, la nuova location di fronte all’ex mattatoio, è stata concepita come una fusione di storia e presente: i banchi storici dividono le insegne con la nuova era dello street food. Al mangiare “sporco” , così si direbbe a Roma, fanno l’occhiolino anche le più modaiole proposte vegane e salutiste al sapore di zenzero e finocchio.
Questa rivisitazione concettuale e culturale del mercato, frutto di crisi e della necessità di reinventare un posto prossimo all’abbandono, non sempre ha avuto esito positivo. Questa la sorte del Mercato Metropolitano di Porta Genova a Milano che nel 2016, nonostante un progetto di riqualificazione di grande successo , ha chiuso a causa del triste epilogo finanziario. Il progetto vincente è stato però replicato a Torino nella stazione di Porta Susa : corner street food , ampie arie dedicate a vino e birra ma nessun banco vendita. Atmosfere da mercato in stazione per non far morire la creatività e il design del nostro territorio.
Ci vediamo al mercato!